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Licenziamento per Furto in Azienda

Indagini per Furto in Azienda

 

Uno dei tanti problemi che affligge le aziende è la possibilità che si verifichino furti da parte del personale interno. Capita spesso, infatti, che alcuni dipendenti vengano licenziati (licenziamento disciplinare) per furto di denaro o di altri beni appartenenti all’azienda medesima.

Il furto, anche tentato, di beni appartenenti all’azienda può portare al licenziamento per giusta causa del dipendente, anche senza preavviso, poiché si tratta di un fatto che mina alla base il rapporto fiduciario tra azienda e dipendente. La gravità del fatto è talmente consistente, infatti, che non consente la prosecuzione del rapporto di lavoro, neppure in via provvisoria.

Secondo una certa giurisprudenza, il lavoratore può evitare il reato ma non il licenziamento. Il tribunale di Padova con l’ordinanza n. 6851 del 12 ottobre 2015 ha stabilito infatti che fosse legittimo il licenziamento del dipendente sorpreso a rubare, anche nel caso di archiviazione del relativo procedimento penale per inoffensività del fatto. Orbene, sulla scorta dell’autonoma valutazione in sede civile della condotta incriminata, il giudice del lavoro nell’ordinanza in commento, ha concluso per la sussistenza del fatto materiale e dell’elemento psicologico del reato di furto, che ha irrimediabilmente compromesso il rapporto fiduciario tra le parti, non consentendo la prosecuzione, neppure in via provvisoria, del rapporto lavorativo.

Un orientamento giurisprudenziale consolidato della Cassazione evidenzia come sia irrilevante, ai fini del venir meno dell’elemento fiduciario, la circostanza della modestia economica del bene sottratto (Cass. n. 1814/2013). Per constante giurisprudenza di legittimità in tema di licenziamento, infatti, per valutare la proporzionalità tra il fatto addebitato e il recesso da una parte, e la sussistenza della giusta causa di licenziamento dall’altra, è irrilevante l’assenza o la speciale tenuità del danno patrimoniale a carico del datore di lavoro, mentre ciò che rileva è la idoneità della condotta tenuta dal lavoratore a porre in dubbio la futura correttezza dell’adempimento della prestazione lavorativa, in quanto sintomatica di un certo atteggiarsi del lavoratore rispetto agli obblighi assunti (Cass. n. 5434/2003). Invero, il giudice è tenuto ad accertare in concreto se la specifica mancanza commessa dal dipendente risulti idonea a ledere in modo grave la fiducia che il datore di lavoro ripone nel proprio dipendente e tale, quindi, da esigere la massima sanzione espulsiva, senza che in tal caso possa rilevare l’assenza o la modesta entità di un danno patrimoniale a carico del datore di lavoro (Cass. n. 2692/2011, Cass. n. 5116/2008).

I predetti principi sono stati anche recentemente confermati dalla Suprema Corte che ha ribadito, ancora una volta, che deve considerarsi pienamente legittimo il licenziamento per giusta causa quando la condotta del lavoratore sia idonea a ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario e ciò a prescindere dallo scarso valore commerciale del bene sottratto (Cass. Civ. n. 24014/2017).

Ciò che conta, infatti, è il disvalore intrinseco della condotta a nulla rilevando l’entità del danno che da questa ne possa conseguire (Cass. Civ. n. 18184/2017 e n. 11005/2020).

Dalle fonti giurisprudenziali sopra citate, quindi, emerge che il licenziamento per ragioni disciplinari per furto in azienda può avvenire anche quando l’entità dei beni rubati abbia un valore modesto, purché questo leda il rapporto di lealtà.

In caso di procedimento giudiziario conseguente al licenziamento per furto, si ricorda che l’onere della prova del furto sul lavoro da parte del dipendente spetta all’azienda. La legge, infatti, stabilisce che la mancanza commessa dal dipendente, sia essa il furto o la frode, vada “accertata in modo concreto e non come fatto astratto”, stabilendo quindi, in altre parole, che il datore di lavoro deve accertare in modo concreto l’illecito commesso dal dipendente. Sarà quindi fondamentale per l’azienda raccogliere prove concrete e legalmente valide per far valere in giudizio i propri diritti.

In tali casi la legge prevede la possibilità di fare ricorso a un’agenzia investigativa per raccogliere le prove necessarie che permettano all’azienda di tutelare i propri diritti e di poter ristorarsi dai danni subiti licenziando per giusta causa il dipendente che ha messo in atto un furto o una frode sul lavoro. È bene precisare, tuttavia, che la legge italiana legittima l’utilizzo di investigatori privati per controllare i lavoratori a fronte di un effettivo sospetto di comportamento scorretto da parte del lavoratore.

Il pool di investigatori privati Roma dell’agenzia investigativa Argo è in grado di supportare e consigliare le aziende sulle migliori modalità operative e sulle più efficaci strategie di intervento

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