Nell’uso comune il termine “investigazione” (o anche “investigazioni”) è connesso alla ricerca di una determinata verità: esistono, allo stesso tempo, una verità storica, una verità processuale, una verità fenomenologica e cosi via. L’investigazione come esame della verità è, spesso, un’indagine distinta dalla ricerca di una verità assoluta e definitiva ma, piuttosto, interessata al raggiungimento di soluzioni concrete ai dilemmi posti dalla scarsità delle risorse e dall’infinità dei desideri umani. In questo senso, tutta la nostra vita è la metafora di un’investigazione senza fine, alla ricerca di verità parziali e provvisorie, pratiche, tecniche, politiche, morali, di senso comune, utili al solo scopo di vivere meglio.

L’investigazione è il momento più alto del processo conoscitivo tipicamente umano: un tentativo fallibile e precario di ridurre l’incertezza, ovvero di passare dal caos del dubbio ad un livello più studiato e controllato.

L’etimologia

Il termine investigazioni viene comunemente usato facendo riferimento ad almeno tre significati specifici. C’è innanzitutto un significato ampio; in questo senso, la parola investigazioni è sinonimo di ricerca dettagliata, prolungata, approfondita, specialistica, esplicativa, applicata in uno dei molti settori delle attività umane.

C’è un secondo significato, poi, di tipo strettamente professionale; investigazione è l’attività compiuta a proposito di un crimine, pubblico o privato che sia; questo ambito rinvia ad una figura sociale che ha una sua storia e specifiche caratteristiche. In particolare, l’investigatore privato può occuparsi anche di situazioni che non costituiscono in senso stretto un crimine ma anche, più semplicemente, un problema per chi lo chiama in soccorso. C’è, infine, un terzo significato specialistico, controverso, quasi riservato ai tecnici dell’ambito giudiziario e giuridico, tuttavia assai rivelatore, che individua un’ulteriore differenziazione rispetto alle precedenti: l’investigazione come attività riservata nel processo alla parte privata, dunque diversa dall’indagine destinata invece alla parte pubblica.

Il termine “investigazione” nell’evoluzione normativa

L’espressione “investigazione difensiva” fa il suo ingresso nel tessuto codicistico italiano soltanto con la legge n. 234 del 1997 e ancora nella legge n. 479 del 1999 si usava soltanto il termine “investigazione”, senza mai utilizzare “indagine”, come se ci fosse un mal celato pudore nell’equiparare l’attività investigativa svolta dalla difesa a quella del pubblico ministero. In questo contesto, il vocabolo “investigazione” viene distinto è sminuito rispetto al termine “indagine”, rilevando la specifica considerazione che l’investigazione privata ha avuto nella cultura italiana. Soltanto con la legge n. 397 del 2000 si perviene ad una disciplina organica delle investigazioni difensive.

L’investigatore: luci e ombre sulla ricerca della verità 

Alla radice dell’investigazioni c’è spesso la ricerca della giustizia, insieme al piacere della conoscenza, due moventi propriamente e splendidamente umani. Inoltre, bisogna ricordare alcune conseguenze peculiari del fatto che l’investigazione è una sfida e un’avventura nell’ambito più complesso della dimensione cognitiva, eminentemente depositaria della nostra razionalità ma anche delle nostre passioni, incertezze e, perché no, presunzioni.

Soprattutto, chi per vocazione lavora nel campo delle investigazioni compie questa scelta professionale perché sente una vera e propria attrazione fatale: una propensione fortissima per la giustizia ma anche (non sempre ma certamente in molti casi) un interesse verso la propria ombra, cioè verso la parte più oscura e misteriosa della realtà e di se stessi. A volte, anche la scelta di schierarsi professionalmente dalla parte del bene, contro il male, può essere espressione di un’intima solidità ma anche di un modo per puntellare, sostenere, ancorare la propria vacillante interiorità.

 

 

 

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